domenica 28 marzo 2010

a bird, now


Soltanto il vuoto di empie stanze.




Mai più speranze.

domenica 7 marzo 2010

Sabato stelle


"Il tempo di essere un equilibrista, e per entrare aprire una finestra. E mentre ho quattro piani sotto i piedi, tu, dal tuo letto, salti su e mi chiedi: -Che cosa fai sul filo?- -Io? Mi alleno.-"

(R. Vecchioni- Sabato stelle)



E' buffo, è buffo contare i mesi trascorsi a costruire, piano piano. Qualcosa. E' lungo e costa fatica prendere in mano il filo rosso della vita, fare attenzione che non si annodi, dipanarlo nel corso degli eventi che si incontrano lungo gli istanti.
Ed è un attimo perderlo di mano, farlo scappare e cadere, vederlo rotolare per terra senza la possibilità di impedirgli di ingarbugliarsi. Di nuovo, i nodi ritornano: fitti, densi, e con essi la voglia di farsi piccoli piccoli, di non cercare più (ancora una volta?) di mettersi lì con pazienza e snodarli uno per uno.


- Ti avevo insegnato tutto, per bene: riprendere le cose dall'inizio, farle scorrere piano piano tra le dita, essere lievi, danzare in punta di piedi per non infrangere quel meccanismo favoloso che era ciò che avevi. Iniziavi, piano piano, ad imparare. Ma sei caduto.

Sbum. Le gambe hanno ceduto, all'improvviso.



Come potrò? E chi glielo va a dire, che sono ancora quello che tentava di danzare e librarsi in aria? Non vedi, quanto ora io sia sgraziato? Non seguo più i passi, zoppico, inciampo, cado. Sono a terra, e tu?


Io?
Mi alleno.