sabato 31 ottobre 2009

Notturno instabile


Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
Di mirar queste valli?
Somiglia alla tua vita
La vita del pastore.
Sorge in sul primo albore;
Move le greggia oltre pel campo, e vede
Greggi, fontane ed erbe;
Poi stanco si riposa in su la sera:
Altro mai non ispera.
Dimmi, o luna: a che vale
Al pastor la sua vita,
La vostra vita a voi? dimmi: ove tende
Questo vagar mio breve,
Il tuo corso immortale?


...


Forse s'avvess'io l'ale
Da volar su le nubi,
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo,
Più felice sarei, dolce mia grerggia,
Più felice sarei, candida luna.
O forse erra dal vero,
Mirando l'altrui sorte, il mio pensiero:
Forse in qual forma, in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna,
È funesto a chi nasce il dì natale.


(G. Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia)

domenica 25 ottobre 2009

In every heart there is a room


Natale sulla terra (I)

Improvvisamente, si accesero tutte le luci. Le strade di animarono, si riempirono di gente. Tutti, tutti si tuffarono lungo i marciapiedi, incuranti del freddo. Tutti, si strinsero forte per non sentire il freddo. Tutti, presero per mano la vita ed il dolore, e li portarono davanti a sè.

...Jour éternel de la terre et des cieux...

Improvvisamente.
La realtà apparve, d'un tratto trasfigurata.
La neve ricoprì le strade, i tetti, le finestre.
Quel sentimento, quell'essere pieni, soddisfatti, in sintonia con tutto: c'era di nuovo, era lì. E a lui non sembrò nemmeno vero: tutto quanto squadernato davanti ai propri occhi, come più non aveva visto o sentito da molto tempo.

...Jour éternel de la terre et des cieux...

Si guardò intorno, senti il freddo entrare ben dentro di sè. Vide i volti felici di gente che andava cercando la serenità in sguardi ed abbracci. Si sentì, per un attimo a casa: pensò e ripensò, come sempre, a quelle partenze, a quei ritorni. Alzò gli occhi, al cielo, e vide milioni di fiocchi di neve cadergli addosso.




..And you're the only one who knows..



domenica 18 ottobre 2009

Ovunque


Fermò l'automobile, lasciò suonare ancora l'ultima traccia del cd..ascoltava con attenzione le note di quella canzone rimbalzare contro i finestrini, per poi andare a sbattere contro i sedili. Ad un tratto la musica finì, e con essa il cd: lui non lasciò il tempo al laser di riposizionarsi nella posizione di partenza, ma estrasse con velocità il supporto dall'autoradio. Era deciso a salire in fretta su in casa, per andare ad infilarsi sotto le coperte e così, rilassato, addormentarsi e svenire in un sogno totale.
Ma non fu possibile: perché la radio lo riportò indietro con i giorni..stavano trasmettendo quel vecchio pezzo, un solo pianoforte a scandire tempo e melodia, nessuna voce.

..tuffare la mano in un sacco di legumi... ...rompere la crosta della creme brulée con la punta del cucchiaino... ...e far rimbalzare i sassi sul canale Saint-Martin...

Già. E non aveva più voglia di alzarsi ed andare a dormire. Avrebbe voluto, per una sera, sentire ancora il caldo sulla pelle e scoppiare di sudore: ma il freddo era arrivato. In pochi giorni, nel giro di alcune ore. Ormai era lì. La festa, quella non c'era più. Nemmeno quella appena passata durante l'ultima serata: era volata, come vola a volte la nostra consapevolezza di essere semplicemente un soffio nell'infinità del cosmo.
Finita come tutte quelle sedie ritirate e messe a posto.
Finita come quei passi che si allontanavano.
Finita come doveva finire.
E, al suo posto, era tornato il reale, con il suo tremendo morso: era arrivato a presentare il conto. A tutti. E non sarebbero stati attimi di gioia. E non sarebbero stati occhi spalancati a cercare chissà cosa. Sarebbe arrivato il blocco. Come il freddo. La voglia di sbattere la testa contro il cuscino, magari per non ricordarsi di essere lì, presenti. E il reale, come sempre aveva fatto, come era suo compito, avrebbe travolto tutto e tutti. I superstiti li avrebbero poi contati dopo, nel caso che di superstiti si potesse parlare.
Non rimaneva niente. Anche la radio ormai si era spenta. Come lui: passò alcuni istanti ad osservarsi, e non si riconobbe. Pensò a tutto, e a quel dolore. Suo, e di altri. Ebbe la voglia di sprofondare lontano, per dimenticare quel male. Pensò, e ripenso, a lungo. Vuoto, misto calore.

Ovunque, in ogni luogo fosse. Lui c'era, era lì. Presente.

Eccomi

domenica 11 ottobre 2009

Conta la musica


Se tu mi avessi chiesto: "Come stai?"
se tu mi avessi chiesto:"Dove andiamo?"
t'avrei risposto "bene, certo sai"
ti parlo però senza fiato
mi perdo nel tuo sguardo colossale,
la stella polare sei tu...mi sfiori e ridi
no, cosi non vale

non parlo e se non parlo poi sto male

Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai
e non lo sai perchè non te l'ho detto mai
anche se resto in silenzio, tu lo capisci da te

Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai
non l'ho mai detto e non te lo dirò mai
nell'amor le parole non contano, conta la musica.

Se tu mi avessi chiesto: "Che si fa?"
se tu mi avessi chiesto: "Dove andiamo?"
t'avrei risposto:"Dove il vento va"
le nuvole fanno un ricamo
mi piove sulla testa un temporale
il cielo nascosto sei tu, ma poi svanisce in mezzo alle parole
per questo io non parlo e poi sto male

Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai
e non lo sai perchè non te l'ho detto mai
anche se resto in silenzio, tu lo capisci da te

Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai
non l'ho mai detto e non te lo dirò mai
nell'amor le parole non contano, conta la musica.

Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai
non l'ho mai detto, ma un giorno capirai
nell'amor le parole non contano,
.
..
...
conta la musica