lunedì 25 agosto 2008

One more mile


Ci siamo...le braccia tese a cercare di afferrare un incerto avvenire, le gambe pronte allo scatto finale, tutti i muscoli ed i nervi del corpo a tentare un improbabile ultimo miglio di strada da percorrere.


fragile

si
è questo l'aggettivo giusto
fragile. esposto agli urti del mondo, con il resto, con l'altro, con te.

One more week, solo più una settimana: ogni anno un biglietto di andata e ritorno per i monti ha scandito i ritmi del mio cuore, li ha dosati:...un incontro che per sempre ha segnato l'esistenza, marchiandola quasi a fuoco e lasciandone un segno indelebile.

Ed ancora una volta, da capo. ancora una volta sarà silenzio di presenze, ancora una volta saranno sguardi malcelati. Ancora per una volta: per una sola volta, poi sarà probabilmente un vuoto, un vuoto protratto chissà per quanto.

..ma lasciami solamente per un'ultima settimana scivolare nella tua esistenza, ed osservarti di lato mentre cerchi di stare al mondo..

...ogni giorno porterò il tuo ricordo come una fotografia da taschino,

e perdonami se ogni tanto la tirerò fuori per lustrarla e rimirarla:
mi servirà soltanto per sapere che cosa significa vivere.


martedì 19 agosto 2008

A. R.



Ho sempre invidiato la vena poetica di uno dei (per me) più grandi: Arthur Rimbaud, poeta per vocazione, scavezzacollo per professione, mai compreso sino in fondo per natura.

Forse per il suo stile a volte chiuso, a volte criptico, incomprensibile eppure così bello e diretto; forse per la sua vita romanzesca, piena di colpi di scena, cambiamenti, ripensamenti e disgrazie.
Una madre borghese, oppressiva.bigotta.fughe di casa che nemmeno si contano,ritorni.ribellione all'ordine costituito, a partire dalla scuola.
la vita sregolata di un bevitore d'assenzio. l'amore x il collega di versi Verlaine: disperato, struggente, alla fine impossibile. Gli addii, e poi la decisione di mollare tutto e tutti e fuggire in Africa e cambiare vita: e basta, basta poesia...

Forse sta tutto qui: non adattarsi ad un mondo sempre stupido sarebbe la soluzione, scappare da tutti, lontano, l'ideale..
..(danza! danza! danza!)..
Rimbaud ci ha provato: si è nauseato di quello che viveva, di una società borghese, chiusa, opprimente ed oppressa, con tanti, troppi tabù. E' fuggito, alla ricerca di una grande città, di stimoli:ha ricercato la purezza nella parola, nei versi, nella poesia prima e nella prosa poi. Ha trovato l'amore, ma era impossibile: era vero, forte, struggente, vivo, quello che prende ai nervi e al cuore e non ti lascia stare nemmeno la notte, quello che cambia la vita di colpo, e rende insipido e privo di significato ogni altro avvenimento che non contempli il nome dell'amata (amato nel caso di Rimbaud). Ma alla fine, anche l'amore è sfuggito, scappato, distrutto da troppi litigi e da un colpo di pistola alla gamba: e così il nostro non ha più trovato conforto nemmeno nella poesia. L'unica fonte di stimolo, l'unica cosa che dava la forza di cercare la bellezza intorno, l'amore, era svanito: tanto valeva fuggire via, lontano, lontano da quel mondo che lo aveva costretto alla ribellione, alla fuga, alla distruzione di un amore, e che ora lo costringeva ad un esilio.

Rimbaud smise di scrivere, diventò mercante, commerciante. anche d'armi: visse tra Africa, Medioriente e un pizzico d'Europa gli ultimi anni di vita, ma non prese più in mano una penna ed un foglio per dare vita a quel miracolo che si chiama poesia. "Ribaltare le parole, invertire il senso fino allo sputo cercando un'altra poesia" non era più il suo mestiere.

Forse il mondo aveva vinto, o forse Arthur si era stufato di combatterci contro; la poesia non faceva altro che continuare a perpetuare il ricordo di una vita sfibrante e di un amore disperato, e Rimbaud decise che, piuttosto che continuare a tormentarsi, sarebbe stato meglio dimenticare tutto e tutti, compreso sè stesso.


domenica 10 agosto 2008

Vorrei dirti che t'amo,
Ma non quando è facile,
Le braccia conserte,
guardando quel muro davanti.

Vorrei lo sapessi, non sono il migliore,
Ho un patto con gli anni,
mi tengo da sempre una mano sul petto,
dovesse mai smettere, ascolta, di battermi il cuore.

E' passato il 9 agosto...proprio stasera, mi ha lasciato qualche ricordo sotto lo zerbino di casa e se ne è andato così come era venuto, in silenzio...

=IO=


giovedì 7 agosto 2008

Angoli di cielo


Questa sera ho deciso di far parlare qualcun altro per me...



Qualcosa c'è

che ti fa paura
e rende incerto il tuo volo.
Sarà l'idea
che il tempo si consuma
e l'improvviso sei solo,
come un attore hai scelto il ruolo
di chi è sicuro di se,
ma sai benissimo che la tua arte
è nella parte fragile di te.

Cerca angoli di cielo
fantastiche visioni,
per dare nuova luce ai tuoi occhi
lasciando entrare tutte le emozioni
senza far finta che l'amore non ti tocchi.
Prendi tutti i suoni
dal frastuono di ogni giorno
cerca tra la gente le parole
segui la tua vita non lasciarla andare
ora è il momento

Perchè non c'è
nessuna differenza
se vinci o se perdi,
quello che conta
che ha più importanza
essere quello che sei.

Cerca angoli di cielo
fantastiche visioni,
per dare nuova luce ai tuoi occhi;
lasciando entrare tutte le emozioni
senza far finta che il dolore non ti tocchi.
Prendi tutti i suoni
dal frastuono di ogni giorno
cerca tra la gente le parole
ama la tua vita
non lasciarla andare
ora è il momento

Prendi tutti i suoni
dal frastuono di ogni giorno
cerca in ogni notte un po' di sole
ama la tua vita
non lasciarla andare
ora è il momento
non aspettare

A volte mi chiedo se la gente scriva canzoni appositamente per me, o forse siamo solo tutti così simili che non ce ne accorgiamo neanche..

martedì 5 agosto 2008

Fragile


Esperire la fragilità è umano, del tutto umano: quasi come se la nostra essenza ultima (se una ce n'è) consistesse proprio nell'essere esposti agli urti del mondo.


Urti che possono determinare il nostro condurci lungo le vie della vita, rendendolo stabile o inquieto, urti che possono destabilizzare d'un colpo le poche ma salde certezze alle quali si era ancorati: come vasi di coccio in mezzo a vasi di ferro sentiamo la nostra corazza esposta al rischio di indebolimento e di rottura: un lento ma costante lavoro di logorìo ci rende sempre meno stabili, sino a volte a determinare la spaccatura finale, l'ultimo atto di una commedia tragicomica in un unico tempo.

Non occorrono grandi eventi per logorarci: il quotidiano lavoro di sguardi ceduti, sorrisi mancati, occasioni sprecate è sufficiente a mettere in mostra la nostra fragilità: ed in fondo, se ha ragione chi dice che sono solo le piccole cose a rendere bella la vita, è altrettanto corretto osservare che proprio la mancanza di quei piccoli gesti viene a palesare il vuoto quotidiano. Gesti piccoli ma importanti: sorrisi, abbracci, sguardi sinceri, attimi trascorsi fianco a fianco, fiducia sentita, disponibilità all'altro...

E' vero anche, però, che la fragilità di un cristallo ne determina anche la qualità ed il valore: più un cristallo è raro e fragile, di migliore fattura sarà, e così anche noi: la sensibilità, l'essere smossi da disavventure esistenziali, fanno del nostro passaggio su questa terra qualcosa dotato di un qualche valore: solo il riuscire ad esperire queste piccole ferite quotidiane ci permette di comprenderne significato e valore.



Ti porto sempre qui, vicino al cuore, così vicino che quasi il mio cuore sparisce; dovesse mai, per caso, smettere di battermi, avrei qualcosa a cui aggrapparmi, un ricordo per non affogare...

domenica 3 agosto 2008

Nelle strade e nei giardini si rincorrono bambini condannati a non dormire


Sono notti afose, passeggiate tirate avanti sino a tardi,giravolte nel letto tra lenzuola bianche nel non riuscire a dormire...
...ed in questo insonne viaggio, a volte capita di alzare gli occhi al cielo: rivolgere le nostre speranze a ciò che ci circonda, senza sapere bene che cosa sia, sentirsi piccolo piccolo..
Sono lunghe queste notti estive, avrebbero potuto essere altro, immaginate differenti sotto molti punti di vista: ed invece quasi come ancorati al suolo, incapaci di innalzarsi alle stelle che rimiriamo, ci ritroviamo ancora una volta con in mano un copione già conosciuto e già recitato: quello dell'attesa, con una speranza ancora in mano, ma sempre più diversa, mutata.
Il caldo opprime sensi e sentimenti, il pensiero di una relativa solitudine immerge in un'afa di pensieri pesanti: e il desiderio dell'azione diventa ora ansia per il domani e timore di un'ennesima incapacità.
Solo l'idea di un ipotetico sguardo lascia ancora la speranza di un'allegria da cullare, e questa idea resta salda nella mente, resta salda nel cuore: ore di attesa sfibrante, ore di forza di volontà, ore di solitudine inappagante, ore di sogni mescolati, ore di sorrisi riportati alla memoria...

A quando?

sabato 2 agosto 2008

I hope


E a volte tutto si ferma, tanti piccoli istanti cristallizzati in un eterno presente che non vuole passare: come piccole vite in attesa di venire all'esistenza, le mani giunte, a pregare per qualcosa che avvenga, che possa avvenire...qualcosa che arrivi e spazzi via la quotidianità, la stasi, e con essa la routine ed il marciume che si insinua nel nostro essere sempre incagliati nel già detto e nel già vissuto...

...e così, sospesi tra il non ancora accaduto e l'avvenire, ci capita di sperare, di gettare la sguardo oltre l'io e il mio, oltre l'istante presente..

Is there anybody out there?