martedì 5 agosto 2008

Fragile


Esperire la fragilità è umano, del tutto umano: quasi come se la nostra essenza ultima (se una ce n'è) consistesse proprio nell'essere esposti agli urti del mondo.


Urti che possono determinare il nostro condurci lungo le vie della vita, rendendolo stabile o inquieto, urti che possono destabilizzare d'un colpo le poche ma salde certezze alle quali si era ancorati: come vasi di coccio in mezzo a vasi di ferro sentiamo la nostra corazza esposta al rischio di indebolimento e di rottura: un lento ma costante lavoro di logorìo ci rende sempre meno stabili, sino a volte a determinare la spaccatura finale, l'ultimo atto di una commedia tragicomica in un unico tempo.

Non occorrono grandi eventi per logorarci: il quotidiano lavoro di sguardi ceduti, sorrisi mancati, occasioni sprecate è sufficiente a mettere in mostra la nostra fragilità: ed in fondo, se ha ragione chi dice che sono solo le piccole cose a rendere bella la vita, è altrettanto corretto osservare che proprio la mancanza di quei piccoli gesti viene a palesare il vuoto quotidiano. Gesti piccoli ma importanti: sorrisi, abbracci, sguardi sinceri, attimi trascorsi fianco a fianco, fiducia sentita, disponibilità all'altro...

E' vero anche, però, che la fragilità di un cristallo ne determina anche la qualità ed il valore: più un cristallo è raro e fragile, di migliore fattura sarà, e così anche noi: la sensibilità, l'essere smossi da disavventure esistenziali, fanno del nostro passaggio su questa terra qualcosa dotato di un qualche valore: solo il riuscire ad esperire queste piccole ferite quotidiane ci permette di comprenderne significato e valore.



Ti porto sempre qui, vicino al cuore, così vicino che quasi il mio cuore sparisce; dovesse mai, per caso, smettere di battermi, avrei qualcosa a cui aggrapparmi, un ricordo per non affogare...

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