martedì 19 agosto 2008

A. R.



Ho sempre invidiato la vena poetica di uno dei (per me) più grandi: Arthur Rimbaud, poeta per vocazione, scavezzacollo per professione, mai compreso sino in fondo per natura.

Forse per il suo stile a volte chiuso, a volte criptico, incomprensibile eppure così bello e diretto; forse per la sua vita romanzesca, piena di colpi di scena, cambiamenti, ripensamenti e disgrazie.
Una madre borghese, oppressiva.bigotta.fughe di casa che nemmeno si contano,ritorni.ribellione all'ordine costituito, a partire dalla scuola.
la vita sregolata di un bevitore d'assenzio. l'amore x il collega di versi Verlaine: disperato, struggente, alla fine impossibile. Gli addii, e poi la decisione di mollare tutto e tutti e fuggire in Africa e cambiare vita: e basta, basta poesia...

Forse sta tutto qui: non adattarsi ad un mondo sempre stupido sarebbe la soluzione, scappare da tutti, lontano, l'ideale..
..(danza! danza! danza!)..
Rimbaud ci ha provato: si è nauseato di quello che viveva, di una società borghese, chiusa, opprimente ed oppressa, con tanti, troppi tabù. E' fuggito, alla ricerca di una grande città, di stimoli:ha ricercato la purezza nella parola, nei versi, nella poesia prima e nella prosa poi. Ha trovato l'amore, ma era impossibile: era vero, forte, struggente, vivo, quello che prende ai nervi e al cuore e non ti lascia stare nemmeno la notte, quello che cambia la vita di colpo, e rende insipido e privo di significato ogni altro avvenimento che non contempli il nome dell'amata (amato nel caso di Rimbaud). Ma alla fine, anche l'amore è sfuggito, scappato, distrutto da troppi litigi e da un colpo di pistola alla gamba: e così il nostro non ha più trovato conforto nemmeno nella poesia. L'unica fonte di stimolo, l'unica cosa che dava la forza di cercare la bellezza intorno, l'amore, era svanito: tanto valeva fuggire via, lontano, lontano da quel mondo che lo aveva costretto alla ribellione, alla fuga, alla distruzione di un amore, e che ora lo costringeva ad un esilio.

Rimbaud smise di scrivere, diventò mercante, commerciante. anche d'armi: visse tra Africa, Medioriente e un pizzico d'Europa gli ultimi anni di vita, ma non prese più in mano una penna ed un foglio per dare vita a quel miracolo che si chiama poesia. "Ribaltare le parole, invertire il senso fino allo sputo cercando un'altra poesia" non era più il suo mestiere.

Forse il mondo aveva vinto, o forse Arthur si era stufato di combatterci contro; la poesia non faceva altro che continuare a perpetuare il ricordo di una vita sfibrante e di un amore disperato, e Rimbaud decise che, piuttosto che continuare a tormentarsi, sarebbe stato meglio dimenticare tutto e tutti, compreso sè stesso.


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