domenica 16 agosto 2009

Ad ogni partenza un ritorno... (II)


Capitolo II- Secca sete di te

Alla vista del ragazzo il mondo poteva apparire come un enorme scatolone privo di alcuna utilità: trovare ad esso un senso, seppure minimo, a quell'ora della sera..non era proprio il caso. Si alzò in fretta dalla sedia e si affacciò al piccolo balcone che dava sulla via principale: piccolo rattoppi di umanità brulicavano per quel Calle semideserto. Non sembrava nemmeno La Città, non sembrava come l'aveva osservata poche ora prima. Solare, immensa, grandiosa. A quell'ora della notte appariva quasi timida. E il caldo. Quel caldo devastante, santo cielo, che non se ne sarebbe andato per una settimana. In più, quella secca sete di lei, con il caldo, non avrebbe accennato a spegnersi. Il ragazzo pensò che tuttavia quello non sarebbe stato un male, anzi..
Alzò lo sguardo ai tetti delle case, e da lì verso il cielo della Città: blu, blu, blu. E gli venne in mente quel pomeriggio:

...le nuvole se ne erano andate, così, d'improvviso, e il cielo, finalmente, si era fatto azzurro. Di quell'azzurro limpido, chiaro, vero. Aveva volato leggero sui tetti, sui campanili, sulle facce ignare di tutte le persone. Si era librato nell'aria come mai aveva fatto in tutti quegli anni. Tutto gli era sembrato così colorato, fresco...

Guardò l'orologio, ed era tardi. Molto tardi. I suoi compagni erano già andati a dormire da un pezzo: alcuni tentavano invano di cercarsi nel letto per sentirsi più vicini e meno soli, altri avevano posato libri ed occhiali sul comodino, ritornando all'amara realtà di questo mondo. Rientrò in casa, ma una voce lo sorprese: "Vuoi un pezzo di anguria? Io ho fame, me ne spappolo mezza". Luke era in piedi, in salotto, con appunto un' enorme fetta di anguria in una mano ed un coltello nell'altra. Sempre lui. Un artista calato dentro al corpo di un vichingo: ecco quello che aveva pensato la prima volta che lo aveva intravisto. Col tempo si era affezionato a quel suo modo di fare a metà tra l'eclettismo più sfrenato e la praticità fatta a persona. Ma a quell'ora della notte anche un'anguria appariva come un ostacolo posto a metà tra La Città ed il Cielo Azzurro. "No, grazie. Mi bevo un bicchier d'acqua e scappo sotto le coperte. Oddio, coperte. Mi tuffo sul letto." "Bene, vai a fare finta di dormire allora!" Il ragazzo salutò il sorriso di Luke con un cenno degli occhi.
L'acqua non gli tolse nemmeno un po' la sete: normale, regolare. Ebbe l'impressione che la gola avrebbe continuato a rimanere secca ancora per molto tempo. Almeno, fino a quando il Cielo Azzurro non gli si fosse aperto sopra gli occhi.
Per ora, però, rimaneva lì. La Città dominava sotto i balconi, il caldo sfibrava, il Cielo Azzurro si intravedeva. Ma la sete. Tremenda, secca. Rimaneva. Rimaneva a ricordargli quegli occhi, rimaneva a ricordargli quelle mani che si erano mosse lungo le linee del tavolo molte sere prima.

Faceva caldo. Il ragazzo si coricò, pensò a lungo. Ed all'improvviso il mondo non sembrò più essere quel'enorme scatolone privo di senso...


Fine seconda parte

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