venerdì 4 settembre 2009

Principio di correlazione


Il nome di questa infinita ed inesauribile profondità è Dio. E' a questa profondità che si riferisce la parola Dio. E se tale parola non ha più ormai per voi molto significato, traducetela, e parlate della profondità della vostra vita, della sorgente del vostro essere, di ciò che veramente vi importa, di ciò che prendete veramente sul serio, senza riserve. Per farlo, dovrete forse dimenticare qualcuna delle nozioni tradizionali di Dio, dovrete forse dimenticare questa stessa parola. Ma se sapete che Dio significa profondità, sapete già molto di lui. Non potrete allora definirvi atei o non-credenti, perchè non potrete dire: la vita non ha profondità, la vita è superficiale, l'Essere stesso è superficiale! Solo se vi sentiste in grado di dire tutto questo in piena serietà, sareste atei; altrimenti non lo siete. Chi conosce la profondità, conosce Dio.


(P. Tillich, La profondità dell'esistenza)

1 commento:

Kedavra ha detto...

Che dire?
Assolutamente un pezzo di testo incredibile. Traduce, in maniera quasi magica, ciò che io penso riguardo a questi argomenti.
Mi piace.
Solo una annotazione che mi sento di dover fare. Non a te ovviamente, ma al testo (anche se io sono una nullità in confronto a Tillich).

"Per farlo, dovrete forse dimenticare qualcuna delle nozioni tradizionali di Dio, dovrete forse dimenticare questa stessa parola."

Secondo me questa frase va commentata. Probabilmente ho frainteso io il significato visto che immagino che il brano sia più lungo e complesso di questo spezzone, ma sono certo che noi non travisiamo o non tralasciamo affatto nessuna nozione o definizione di Dio (anche se qua si potrebbe aprire una parentesi ben più interessante e lunga).
La questione, a mio avviso, è questa: noi, al massimo, dobbiamo DIMENTICARE qualche nozione che ci è stata imposta, preconfezionata e data da tutte quelle istutizioni che ci vogliono far passare che cosa sia Dio. Sbagliato. Se ci soffermiamo a pensare su che cosa è Dio per noi, ci accorgiamo che la defizione proposta da Tillich è illuminante. Ma non per questo dobbiamo tralasciare qualche nozione, al massimo, dobbiamo DIMENTICARE qualche nozione che non è propria di Dio in quanto Dio, ma è propria di Dio in quanto entità creata e accomodata da un'istituzione meramente umana.
Se analizziamo Dio prescindendo da qualcunque pre-concetto allora ci accorgiamo e io per primo mi accorgo che questa defizione è tanto chiara quanto vera. Dio non è altro da noi o lontano da noi e dalla nostra vita: così come noi siamo: DIO è.