domenica 11 aprile 2010

Esse est percipi


Vivere

Esistere


Muoversi, imporsi, urlare

Fermarsi, tacere, ascoltare


Immergersi nel turbinare di ciò accade


Aspettare, aspettare, aspettare.


Vivere è l'unire il sé all'altro, a ciò che, da fuori, potrebbe apparire "meglio": voci, colori, gesti, grida, risate, eventi. Un migliaio di vite colorate, unite a cercare di essere qualcosa: non la solitudine di una stanza, ma l'illusione di partecipare di un senso collettivo.



Esistere è comprendere l'importanza del sè: fermarsi a raccogliere ogni singolo respiro, metterlo in ordine dopo gli altri, imparare ad ascoltare ogni impercettibile rumore del corpo, a percepire ogni minimo movimento ed ogni sua conseguenza.


Vivere è turbinìo incessante di voci, parole, urla: concetti chiusi a vuoto, parole stese ad asciugare, illusioni di un Dio che non si muove, volontà di non comprendere, sfuggendo al sè che preme. Confusione, discorsi, moltitudine, mani, occhi, illusioni: nolontà, fuggire da sè stessi, immergendosi e così, nel nulla, confondendosi nel marasma: non essere sè stessi, averne paura sino al punto di rifiutarsi.


Esistere è raccoglimento in sè, silenzio, ogni singolo gesto che riacquista un senso: lo scorrere delle mani sulle pagine, il frusciare delle dita sui capelli, il respiro finalmente sentito e partecipato. La solitudine reale di una stanza vuota, una coperta stesa a mezza altezza: esistenza, piena, corporea.



Recede in te ipse: essere fondo a sè stessi, comprendersi, ri-prendersi, percepirsi e, solo così, essere.


Vivere è finto, illusorio, in bilico.


Esistere è reale, unico modo per non perdersi: percepirsi, percepire il sè, reale, corporeo ed, insieme, spirituale. L'unico vero.

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